Riceviamo e pubblichiamo con piacere un contributo dell'amico Massimiliano Onorato che ci segue dagli USA, e che non manca di tener d'occhio questioni... d'oltreoceano.
Cari amici dell'Associazione Franco Venturi,
colgo l'occasione innanzitutto per inviare un affettuoso saluto a tutti voi dalla gelida Boston.
Mi fa poi piacere segnalare a quanti non l'avessero letto un articolo del Prof. Tabellini - ordinario di Economia Politica presso la Bocconi - pubblicato sul Sole 24 Ore.
Credo che la questione di fondo che esso solleva e che condivido appieno sia quella dello "sconcertante" scollamento - ancora più manifesto in queste ore così concitate e confuse della politica nazionale - fra la classe dirigente e la realtà socio-economica del nostro Paese, della complessiva incapacità (salve benemerite eccezioni) ad affrontare quelle questioni "ataviche" che lentamente stanno soffocando il nostro Paese.
Il Prof. Tabellini nei suoi articoli e saggi accademici (tutti di rilevanza internazionale) ha sempre sostenuto "illuministicamente" - come egli stesso scrive - che aggiustamenti istituzionali (come leggi elettorali, forme di governo etc.) possano contribuire a far funzionare bene la politica e a correggerne o quantomeno attenuarne le inevitabili storture. Per questo mi colpisce ancor di più la sua conclusione - oserei dire fra lo sconsolato e l'arrabbiato - che cambiamenti istituzionali possano valere a poco nel caso italiano e che forse sarebbe opportuno e necessario un totale e radicale cambiamento della classe dirigente italiana.
Del resto, scriveva nel lontano 1946 Guido Dorso - fra i più interessanti studiosi della questione meridionale ed esponente del Partito d'Azione - che "il tema più affascinante di tutta la questione meridionale è costituito dallo studio delle origini, della struttura e delle possibilità di rinnovamento della classe dirigente del Mezzogiorno".
Credo che queste considerazioni siano di estremo interesse non solo per comprendere le cause del divario che separa ancor'oggi il Sud dal Nord del Paese, ma che semplicemente sostituendo la parola meridionale con quella italiana siano molto illuminanti per capire altresì le radici e le possibili evoluzioni future di quella che agli occhi dei più attenti osservatori nazionali e internazionali appare la "questione italiana".
Cordiali saluti,
Massimiliano
colgo l'occasione innanzitutto per inviare un affettuoso saluto a tutti voi dalla gelida Boston.
Mi fa poi piacere segnalare a quanti non l'avessero letto un articolo del Prof. Tabellini - ordinario di Economia Politica presso la Bocconi - pubblicato sul Sole 24 Ore.
Credo che la questione di fondo che esso solleva e che condivido appieno sia quella dello "sconcertante" scollamento - ancora più manifesto in queste ore così concitate e confuse della politica nazionale - fra la classe dirigente e la realtà socio-economica del nostro Paese, della complessiva incapacità (salve benemerite eccezioni) ad affrontare quelle questioni "ataviche" che lentamente stanno soffocando il nostro Paese.
Il Prof. Tabellini nei suoi articoli e saggi accademici (tutti di rilevanza internazionale) ha sempre sostenuto "illuministicamente" - come egli stesso scrive - che aggiustamenti istituzionali (come leggi elettorali, forme di governo etc.) possano contribuire a far funzionare bene la politica e a correggerne o quantomeno attenuarne le inevitabili storture. Per questo mi colpisce ancor di più la sua conclusione - oserei dire fra lo sconsolato e l'arrabbiato - che cambiamenti istituzionali possano valere a poco nel caso italiano e che forse sarebbe opportuno e necessario un totale e radicale cambiamento della classe dirigente italiana.
Del resto, scriveva nel lontano 1946 Guido Dorso - fra i più interessanti studiosi della questione meridionale ed esponente del Partito d'Azione - che "il tema più affascinante di tutta la questione meridionale è costituito dallo studio delle origini, della struttura e delle possibilità di rinnovamento della classe dirigente del Mezzogiorno".
Credo che queste considerazioni siano di estremo interesse non solo per comprendere le cause del divario che separa ancor'oggi il Sud dal Nord del Paese, ma che semplicemente sostituendo la parola meridionale con quella italiana siano molto illuminanti per capire altresì le radici e le possibili evoluzioni future di quella che agli occhi dei più attenti osservatori nazionali e internazionali appare la "questione italiana".
Cordiali saluti,
Massimiliano
1 commento:
come auto-ctoni, iteiterate parassitismo,grazie ad un sistema congruo. E come tutti gli under -score parlate di regole e grammatiche che sono fuori dalla vostra portata "carriage" scimmiesca (BATESON). Figli di Napoli, gente senza vergogna " SHAME" ed incapacità demenziali.
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