La bozza più recente del Regolamento Urbanistico di Avigliano conferma tutte le perplessità che erano state evidenziate già a partire dal dicembre 2006 e ribadite in varie sedi, quali l’incontro pubblico organizzato nel marzo dello scorso anno dall’Associazione Franco Venturi.
La situazione, se vogliamo, è aggravata dal fatto che è passato ormai un anno ed i risultati che sembrano emergere non rispondono a nessuna delle istanze avanzate.
Cerchiamo di analizzare, per punti, le principali problematiche rimaste insolute:
Cerchiamo di analizzare, per punti, le principali problematiche rimaste insolute:
- manca totalmente la politica di indirizzo programmatico che spieghi le ragioni di alcune scelte e la confusione creata tra i contenuti previsti dai vari livelli di pianificazione (RU, PSM, PSP e Piani Attuativi) appare totalmente assente;
- l’impostazione del RU, come più volte evidenziato, non risponde a quanto stabilito dalla normativa e dalle diverse circolari dei competenti organismi regionali: dalla bozza si evince che il “nuovo” strumento non interessa minimamente il patrimonio edilizio esistente e le relative problematiche ricalcando in maniera evidente l’impostazione di un vecchio PRG e limitandosi alla perimetrazione di zone con diverse destinazioni;
- il dimensionamento del RU (per quanto è stato possibile calcolare, visto che mancano i dati complessivi sui quali impostare qualsiasi previsione) appare eccessivo: da un calcolo approssimativo effettuato tenendo conto dei diritti acquisiti (volumetrie residue del vecchio PRG ecc.) e delle nuove aree di trasformazione e trascurando le aree agro-residenziali (in quanto manca qualsiasi dato di riferimento), si prevedono nuove volumetrie per più di 2000 abitanti. Anche volendo trascurare il numero consistente di stanze vuote presenti principalmente nel Centro Storico (questione invece da approfondire e risolvere), tutto ciò appare fuori da qualsiasi logica di pianificazione, anche tenendo conto del fatto che la popolazione residente del Comune di Avigliano è passata da 12.025 del 2001 a 11.997 del settembre 2008, con un andamento pressoché stazionario. Sarebbe quindi opportuno e necessario conoscere su quali dati si stia operando al fine di evitare previsioni aleatorie che - se fossero vere - andrebbero (oltre che giustificate) inserite più opportunamente in sede di Piano Strutturale Metropolitano;
- per i centri storici non è stata effettuata nessuna scelta strategica, rinviando al Piano di Recupero vigente l’attuazione degli interventi per Avigliano centro e lasciando, ancora una volta, Lagopesole senza un Piano di dettaglio. È stata prevista una generica norma che consente di aumentare indiscriminatamente del 10 o del 15% la volumetria esistente (anticipando forse il Piano Casa di Berlusconi) o di sopraelevare fabbricati senza una scheda di dettaglio. Non c’è traccia di interventi puntuali tesi a migliorare la qualità urbana dei tessuti esistenti (aumentando ad esempio la dotazione degli standard urbanistici) o a prevedere ipotesi di edilizia sociale e sostenibile;
- laddove sono previsti interventi e/o destinazioni pubbliche specifiche, mancano le schede di dettaglio che stabiliscano in maniera chiara cosa e come si va realizzare. Lo stesso discorso vale per le aree riservate alle nuove costruzioni da effettuare con interventi diretti per le quali sono previste cessioni di terreno per la realizzazione di spazi pubblici;
- la perimetrazione degli Ambiti Urbani ha lasciato fuori aree di frangia già edificate e di conseguenza manca qualsiasi intervento di ricucitura che garantirebbe una più coerente struttura urbana;
- anche la viabilità urbana lascia irrisolti una serie di problemi legati alla carenza di percorsi alternativi dimensionati al carico urbanistico delle varie zone;
- un discorso più articolato riguarda poi le aree extraurbane o agricole. In questi anni, in virtù di una normativa eccessivamente permissiva prevista dal PRG vigente, si è assistito ad una espansione a macchia d’olio di edilizia residenziale che ha creato il fenomeno, correttamente definito, della “campagna urbanizzata” che crea notevoli problemi gestionali da parte della Pubblica Amministrazione per gli eccessivi costi sociali che provoca. Con la legge regionale 23/99 e con atti successivi, si è cercato di dare indicazioni tese a limitare al massimo il consumo di territorio. Il RU, per la sua connotazione, dovrebbe occuparsi prevalentemente dell’Ambito Urbano, lasciando al Piano Strutturale le indicazioni anche per il territorio extraurbano. Tuttavia, in attesa del Piano Strutturale Metropolitano è giusto che il Regolamento Urbanistico dia delle indicazioni di massima sull’utilizzo del territorio aperto. Il RU di Avigliano opera una scelta abbastanza netta su due versanti: da un lato prevede (come già il vecchio PRG) l’istituzione di aree agro-residenziali (TAR) con indici più favorevoli (che poi vedremo non essere reali), dall’altro abbassa in maniera considerevole (rispetto alle indicazioni regionali) gli indici per le zone agricole. Le aree TAR, previste anche per il centro abitato di Avigliano (novità rispetto al vecchio PRG), stabiliscono un indice fondiario pari a 0,20mc/mq (per le abitazioni), indice che a prima vista potrebbe sembrare incentivante: tuttavia, a ben vedere, si scopre che per un lotto minimo di 1.200 mq occorre un asservimento minimo di terreni pari a 24.000 mq che danno diritto alla costruzione di una residenza di 240 mc pari ad un’abitazione di circa 80 mq lordi. Rifacendo i calcoli viene fuori un indice territoriale It=240/(24.000+1.200)=0,0096 mc/mq. Nelle aree agricole per le abitazioni è previsto un It=0,02 mc/mq per gli imprenditori agricoli e un It=0,01 mc/mq per gli altri soggetti. Se l’intento dell’Amministrazione è quello di favorire le aggregazioni urbane sfruttando le volumetrie delle aree agricole è facile notare come le TAR non prevedono certamente delle agevolazioni, tenendo conto anche del costo di acquisto del lotto edificatorio. È necessario su questo delicato argomento rivedere tutta la normativa prevista, considerando anche che le aree TAR rappresentano una evidente anomalia urbanistica;
- il concetto di perequazione andrebbe dettagliato meglio perché quello che proposto appare come una generica premialità volumetrica, che nulla ha a che fare con un concetto economico ben più complesso che implica il calcolo dei valori economici di quello che si cede e di quello che si acquisisce;
- in questa sede si evita, per non annoiare i lettori, di entrare nel merito delle Norme Tecniche di Attuazione, ma occorre rivedere il testo nella sua interezza per evitare errori e contraddizioni con normative in vigore e con atti già deliberati dall’Amministrazione;
- per ultimo, certamente non per importanza, va sottolineato ancora una volta come il processo decisionale segua percorsi che nulla hanno a che fare con il concetto di “urbanistica partecipata”. Non abbiamo avuto ancora l’opportunità di conoscere pubblicamente e ufficialmente gli indirizzi dell’Amministrazione in merito alle scelte che si stanno operando in sede di redazione del RU (per tacere del PSM e del PSP). Il Comune di Potenza ha presentato la bozza di RU, e contemporaneamente lo ha pubblicato sul proprio sito web, già nel dicembre del 2006. Dopo un iter abbastanza lungo e complesso, nelle scorse settimane il nuovo strumento è stato approvato in Consiglio Comunale con un dibattito molto serrato (che è stato possibile seguire anche in diretta video sul web) sulle 380 osservazioni presentate pari ad un volume di oltre 500 pagine. Per gli aviglianesi sicuramente non sarebbe stato facile da digerire, ma certamente sarebbe stato era più utile prendere a modello quanto di buono fatto da altri.
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